stefanotommasi

Il bar è chiuso

date » 28-07-2023 16:09

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Questo è un breve racconto, una vicenda personale che accomuna e racchiude tante altre storie di molti borghi italiani:
lo spopolamento, il menefreghismo delle istituzioni, l'ignoranza, l'abbandono.


Mia dolce madre,
ieri ti guardavo dalla porta del bar; il bar dove hai passato 22 anni.
Il bar storico, l’unico.
Il bar che era il cuore di questo abbandonato paese.
Il bar che aveva una funzione sociale vitale: d’estate, porto sicuro dei villeggianti, centro di informazioni turistiche, voce all’ingresso del borgo. E d’inverno, una luce sempre accesa, come un camino dove ti puoi scaldare.
Da oggi non c’è più.
Il bar è chiuso.
Il paese è spento.
Gli abitanti, soli, nelle case.
Sono triste e arrabbiato, non sono riuscito nemmeno a farti una bella foto. Ma forse è giusto così. Non c’è niente di bello in questa immagine, tolto il ricordo.

Tuo,
Stefano.

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La nascita dei "Giorni"

date » 26-10-2022 13:45

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Ieri (25 Ottobre 2022), stavo sistemando l'archivio fotografico: cartelle sparse, lavori finiti e infiniti; lavori mai iniziati.
A un certo punto, trovo una cartella denominata "Nascita Giorni", di cui non ricordavo l'esistenza.
La apro e trovo questa foto (immagine di sinistra in calce allo scritto): è un passaggio per me importante, perché è in quel momento che ho iniziato a pensare al progetto "Giorni", un viaggio che continua anche adesso. Lì, stavo letteralmente gettando la Notte dalla finestra, alla ricerca, forse, di un'alba, di un Giorno;
e sempre lì, ho capito che dovevo togliermi di mezzo, lasciando alle mani, il compito di camminare nel buio.

"I Giorni passati, caduti dentro al petto".

Stefano.

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Day 4 (curiosità su questo scatto)

date » 24-07-2022 19:57

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Un po' di persone mi hanno chiesto come ho realizzato questo scatto. E mi fa piacere, perché vuol dire che incuriosisce.
E dunque, partiamo dall'idea:
In quel periodo usavo molto i palloncini come metafora ricorrente per le mie immagini. In particolare, rimasi affascinato da un vecchio film francese "Le ballon rouge" (chi lo conosce avrà forse già associato l'ispirazione).
Ho preso due palloncini, ancorandoli al pavimento con un sasso e un cordino, e li ho fotografati con una polaroid land camera del 67, per sei giorni. Una foto al giorno. Nello stesso punto, con la stessa inquadratura. Perché per sei giorni? direte voi. Perché questo è il tempo della loro vita sospesa, dopodiché, cadono a Terra.
"Day 4", il quarto giorno della loro vita, è il momento prima del crepuscolo, e per me è l'apice prima del distacco; da qui il titolo. Questo tipo di Polaroid, che usavo con le pellicole fujifilm, è lucida e tende a riflettere molto. Mi ci sono trovato davanti con la macchina digitale nella mano, e ho scattato una fotografia...alla fotografia. Due foto in una, due mondi in uno. Come quei due amanti del resto.

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La Sirena sociale

date » 19-05-2022 12:41

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Ricordo bene quando vidi questa fotografia analogica della mia adorata amica Giorgia Madiai.
L'aveva scattata e stampata molti anni prima, ma sembrava di ieri. Uno splendido bianco e nero e maestria nello sviluppo, l'avevano conservata intatta.
Siccome mi piaceva, lei me la regalò. Mi venne poi l'idea di "farla uscire" dai suoi bordi, e vi aggiunsi un elemento che vedevo come una coda: una coda di Sirena.
Sirena si, così la chiamai, semplicemente. Ero entusiasta di quell'immagine e con il consenso di Giorgia, la sparai subito sui social. Non pensai al fatto che in quella foto alla foto, si intravedevano i pericolosissimi capezzoli della ragazza ritratta. In men che non si dica, le Sirene (touché) di Facebook (e i sempre lavorativi segnalatori seriali), si accesero e l'immagine sparí: bloccata. Ormai siamo abituati, ma all'epoca fu uno shock! Non mi era mai capitato.
Ci rimasi male e forse anche la Sirena se la prese, chissà...in ogni caso, volevo mostrarla a più persone, raccontando questa vicenda.
Non volendo usare gli scarabocchi per celare l'oggetto incriminato, riscattai la foto, aggiungendo due piccoli petali di Margherita, la postai e la sponsorizzai.
Fu divertente il seguito: venni segnalato ancora, ma stavolta era un po' al "al limite" lo scandalo: Il capezzolo era coperto, ma non proprio del tutto. "Che fare?", pensavano di là dalla tastiera, "togliamo?", "lasciamo?", "qui forse un po' si vede, però non so, mmm, chiederò al collega".
Alla fine, la tolsero. Protestai e la rimisero. Però senza sponsorizzazione, meglio che non si sappia troppo in giro.
Questa è la storia de: La Sirena sociale.



Sirena.jpgLa_Sirena_sociale.jpg

C'era questa foto che...

date » 07-05-2022 13:32

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Oramai sono 3 anni che porto avanti il progetto "Giorni".
Nonostante sia già stato esposto in luoghi meravigliosi come il leggendario Castel dell'Ovo di Napoli, non lo considero come un qualcosa di "finito".
Ci sono immagini che entreranno a farne parte, sostituendone altre o dialogando con esse.
Mi piace che sia una entità in movimento, mai uguale a se stessa, come sono, del resto, i giorni della nostra vita: liquidi, differenti, in perenne cambiamento.
Ad esempio, c'era questa foto (che vedete qui sotto), che volevo assolutamente esporre ma non gli trovavo "il verso"; non mi convinceva il taglio, il messaggio.
Era un pò diversa da come la presento oggi.
Per farla breve: l'ho riscattata!
E ora la "vedo" nei "Giorni", o almeno, in questo.

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GIORNI - Tour -

date » 11-01-2022 16:39

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Durante l’esposizione di GIORNI al Castel dell’Ovo di Napoli, ho pensato di realizzare un video della mostra; un tour tra le varie sale e soprattutto tra le fotografie esposte.

L’ho fatto per avere una memoria storica ma soprattutto per dare la possibilità a chi voleva visitarla e non ha potuto, di farsi perlomeno un’idea di come era.

Sperando di vedervi e farvi vedere GIORNI dal vivo in un prossimo futuro,
vi ringrazio.

Stefano

GIORNI

date » 16-11-2021 14:08

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Con tanta emozione...

GIORNI - Di Stefano Tommasi

“GIORNI” è un viaggio.
Un viaggio solitario attraverso le stagioni, le ore, i respiri dei propri sentimenti.
“GIORNI” vuol essere un racconto intimo e delicato, una riflessione silenziosa sulla vita immaginata e vissuta; sognata.
Un percorso muto denso di parole.
“GIORNI” sei Tu che leggi questo libro di immagini, e mi piace pensare che mentre lo sfogli, un pò ti ci ritrovi, ti riconosci, e sei una parte di questa strada, di questo percorso.
E la solitudine ha un ché di compagnia.

Stefano.

***************

GIORNI - By Stefano Tommasi

"Giorni" is a journey.
A solitary journey through the seasons, the hours, the breathing of our own feelings.
"GIORNI" is meant to be an intimate, delicate tale, a silent meditation on life, a life that could be imaginary or real; a life that you lived, or one that you dreamed.
A mute itinerary full of words.
"Giorni" is YOU who are reading this book of images and I like to think that, while you go through its pages, you get to recognise yourself in there and that you are part of this path.
And suddenly loneliness tastes a little bit like company.

Stefano.

Locandina_giorni_facejpg.jpg

Immagini di Poesia

date » 24-05-2021 12:50

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Tempo fa, ascoltai, tramite una amica, la canzone di Tony Bungaro: "Vestiti di Me".
Mi piacque così tanto, che provai a recitarla, associandoci una mia immagine che trovavo fosse adatta.
Questo è il risultato.



Untitledsm.jpg© Stefano Tommasi

Tra corpo e anima/Between and body soul

date » 30-03-2021

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Schermata_2019_03_29_alle_12.39.51.pngBetween and body soul

Non ricordo un momento, un giorno o un motivo preciso che mi ha iniziato a questo tipo di fotografia, che definisco concettuale / poetica / emozionale. Voglio dire, so quando ho iniziato a rappresentarla, ma la sua origine è da ricercarsi nel passato: un viaggio a ritroso che conduce fino all’infanzia, ad una mente piena di sogni e curiosità.

Ho sempre amato la poesia e adorato il linguaggio del silenzio.
Questo è ciò a cui aspiro quando realizzo i miei autoritratti: comunicare, raccontare una storia, invitare e stimolare la mente e la sensibilità dell’ascoltatore (perché chi osserva un’opera, è un ascoltatore).

Questo utilizzo della fotografia non può essere considerata una passione, ma una necessità.

Fotografare se stessi, usare il proprio corpo per esprimersi, è spesso logorante. Occorre sempre trovare un equilibrio tra corpo e anima.

Spesso mi chiedono che attrezzatura uso. La risposta è sempre la stessa: non è importante!
Importante è però avere confidenza con la propria reflex (o mirrorless, NO cellulari!).
Io utilizzo sempre la stessa macchina e pochi obiettivi (di solito 35mm), perché la fotocamera è un occhio che ti osserva e deve imparare a conoscerti.

Parlando di post-produzione: credo sia molto importante trovare il proprio “colore”. Io utilizzo quasi sempre il bianco e nero ma non è semplice e immediato capire come svilupparlo. Con il tempo le mie immagini sono cambiate molto. Un buon sviluppo fotografico è importante quanto la realizzazione. E’ quindi fondamentale provare e sperimentare. Farsi consigliare, anche. Studiare ed essere bravi nel capire cosa è utile e necessario per ultimare le proprie opere. Non inseguire la tecnologia ma servirsene nella giusta misura.

Un’altra domanda che mi pongono è: c’è un artista che ti ispira? La mia risposta è no. Non seguo molto i fotografi di adesso o del passato, anche se è inevitabile conoscerli e certo, apprezzarli. Il motivo per cui mi sono sempre tenuto a distanza dalle loro opere è semplice : non voglio essere influenzato ,non voglio riprodurre qualcosa che già esiste. Tuttavia, c’è sicuramente un nome che devo citare: Duane Michals. Un artista geniale e assolutamente unico.

Per chi si avvicina a questo settore, non ho consigli particolari da dare, se non quello di credere fortemente in ciò che si vuol fare. Impegnarsi, essere pronti ai sacrifici. Ascoltarsi e ricordarsi che condividere i messaggi dell’anima non è un gioco, ma una responsabilità.

Personalmente, quando iniziai questo percorso di vita, nessuno della mia famiglia (eccetto mio padre) mi sosteneva, invitandomi a cercare “un lavoro vero”. E’ stato difficile non ascoltarli e andare avanti per la mia strada, ma alla fine so che è stata la scelta corretta:
Una strada che mi ha portato ad aprire la mia mente, a non provare rancore per chi non ha saputo ascoltarmi pur volendomi bene; una presa di coscienza che mi permette oggi di scrivere a voi, di raccontarvi della mia vita e di condividere la cosa per me più importante: l’ arte.


ENGLISH VERSION


I cannot really think of a specific moment when it all began, nor can I tell you a particular reason that pushed me towards this kind of photography which I like to call “conceptual, poetical, emotional”.
Of course I know when I started taking pictures, but the origin of everything is to be searched in my past: a journey back to my childhood, when my mind was full of dreams and curiosity.

I have always loved poetry and the language of silence.
When I produce my self-portraits, my main purpose is to communicate, to tell a story and to stimulate the auditor's sensitivity (because who observes an art work is an auditor).
My images are often “suspended” and lead you into imagining a “before” and a “then”. They come alive instinctively, inspired by feelings.

This way of using photography should be considered as a necessity, rather than a passion.

Taking self-portraits, using your own body to express yourself, is often exhausting: you should always find a balance between body and soul.

People always ask me what camera equipment I use, and this is what I always answer: “It doesn't matter!”. What matters is to be confident with your own SLR (or mirrorless, but NO mobile phones!). I always use the same camera and a few lenses (usually 35 mm) because the camera is an eye that watches you and has to get to know you.

Talking of post-production, I think it is important to find your own “colour”. I tend to use black & white, although its processing is not easy to understand.
As the years went by, my images have changed a lot.
A good photographic development is as important as the creation of the photo itself.
This is why I believe that trying new things and experimenting is essential -as well as listening to somebody else's advise.
You have to research and to understand what is useful and necessary to bring your work to completion, not by “chasing” technology but by using it wisely.

Another quite popular question is: “Is there an artist who inspires you?”. My answer is no. I don't really follow contemporary and past photographers, although it is inevitable to know them and, of course, to appreciate them. The reason why I have always kept a distance between me and their work is that I simply don't want to be influenced, I don't want to reproduce something that already exists. Nevertheless, there is a name I cannot avoid mentioning: Duane Michals, a brilliant and absolutely unique artist.

To those who are approaching this field, I don't have any particular tips to give other than this: believe in what you want to do. Work hard and be ready for sacrifices. Listen to yourself and remember that sharing your soul's messages is not an easy game but a big responsibility.
When I started this life path, nobody in my family would support me (except my father), and invited me to find a “proper job”. I cannot say how hard it was to ignore them and to keep going my own way, but, in the end, I know it was the right choice: this way has made me open my mind and I am not holding a grudge against those who were not able to listen to me, even though they loved me.

It got me to an awareness that allows me to write to you today, to tell you my story and to share what for me is the most important thing in the world: art.

Stefano Tommasi

Article for: The big photo enzine academy.

Dietro le idee

date » 26-02-2021 12:44

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Immaginatevi di ascoltare in solitudine una canzone per voi emozionante. Uno di quei pezzi che ti fa dire: "l'ha scritta per me", "parla di me, della mia vita".
E allora vi troverete a piangere o ridere. Forse vi guarderete attorno: che nessuno mi abbia visto! - penserete.
Delle immagini si materializzeranno nella vostra mente. Forse visioni future; probabilmente ricordi.
La vostra vita più intima, riservata e taciuta.
Ebbene, è un po' così che nascono certe mie fotografie: ascoltando i ricordi, nei ricordi di una canzone, di una poesia, di una prosa e così via...
A volte sono questi elementi a portarmi in un luogo, altre volte è il contrario.
Ecco perché sono sempre da solo: per ascoltare. E poi, per provare a dare una forma alla densità di questi incontri. Non per dovere, ma per necessità.
In fin dei conti, abbiamo tutti lo stesso scopo: il cantautore canta (e ci canta), il poeta si racconta (e ci racconta). Certamente, niente esiste se non è da qualcuno condiviso e percepito come qualcosa di sé. Che già sentiva, ma non trovava le parole.

Vi allego alcune fotografie del progetto "Giorni": un prima e un dopo.



telobucobacckstagesmall_copia.jpgHo individuato il il luogo. Ora faccio delle prove, vediamo che succede.telobuco1text2small900_copia.jpgL'immagine finale: Giorni
© Stefano Tommasi
aassm.jpgAscolto Keaton Henson83606950_10222749384669650_5126548624649486336_n_copia.jpgNasce la fotografia dalla musica nella testa.
Senza titolo -
© Stefano Tommasi

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